Nella riunione di oggi, l’ultima della presidenza Draghi, non sono emerse novità sostanziali in merito alla politica monetaria, del resto in linea con le attese, visto l’ampio pacchetto di stimolo deciso già nella riunione di settembre.
La BCE pertanto ha ribadito la volontà di tenere i tassi all’attuale livello, o più basso, fino a quando sarà necessario per vedere l’inflazione convergere stabilmente al proprio obiettivo e ha confermato la decisione di riavviare il QE a partire dal prossimo mese al ritmo di 20 miliardi al mese open-ended (e che il programma di acquisti terminerà nell’imminenza della decisione di rialzare i tassi), nonché la volontà di proseguire nella politica di riacquisto dei titoli in scadenza all’interno dello stock accumulato nell’ambito del programma di QE.

Infine, la BCE rimane pronta a riutilizzare nuovamente tutti i suoi strumenti, se le condizioni dovessero renderlo necessario.
Draghi con malcelata soddisfazione ha potuto sottolineare che i dati emersi successivamente alla decisione di politica monetaria presa a settembre hanno dato ragione della necessità di agire tempestivamente, riferendosi in particolare il deterioramento degli indici PMI (dai quali emergono indicazioni di trasmissione della debolezza del settore manifatturiero ai servizi). Va infatti ricordato che la decisione di varare il “pacchetto di stimolo” di settembre era stata avversata da una parte significativa del Consiglio Direttivo.
Draghi ha però fatto notare come questo mese il Consiglio Direttivo abbia accettato all’unanimità la proposta del capo economista Lane di confermare le decisioni prese a settembre.

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