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Thursday 22 March 2018
FED PIU' AGGRESSIVA DEL PREVISTO NEL MEDIO TERMINE MA NON PER L'ANNO IN CORSO a cura di F. Rovida
bon.cla il 22 Mar 2018 - 15:06 |
Nella prima riunione del FOMC presieduta dal nuovo Chairman Jerome Powell la Fed ha deciso di aumentare i tassi di 25 pb.
Questa decisione, in realtà, era già da diverso tempo totalmente prezzata dai mercati, che si interrogavano piuttosto su quanto aggressivo sarebbe stato nel complesso il messaggio proveniente dalla Fed, e, più in particolare, se il numero di rialzi previsti nei prossimi anni sarebbe aumentato.

Le proiezioni fornite dalla Fed sulle principali variabili economiche per il periodo 2018-2020 mostrano una revisione piuttosto significativa al rialzo delle stime di crescita del PIL e, allo stesso tempo, una rilevante correzione al ribasso per il tasso di disoccupazione, mentre il profilo dell’inflazione viene rivisto solo lievemente verso l’alto (si veda il grafico riportato sotto). La revisione al rialzo della crescita (e quella al ribasso del tasso di disoccupazione) segue quella già non trascurabile apportata nello scorso dicembre (quando invece le previsione d’inflazione erano rimaste del tutto invariate). La Fed ha pertanto incorporato nel proprio scenario l’impatto dello stimolo fiscale derivante dalla recenti misure decise dal Congresso (riforma fiscale e aumento della spesa federale) che determinano un significativo aumento della domanda e una notevole pressione al ribasso sul tasso di disoccupazione. Si noti che la Fed non ha invece modificato la propria stima di crescita di lungo periodo, evidenziando quindi scetticismo sull’impatto strutturale delle decisioni prese da Congresso e Amministrazione Trump. Nonostante un impatto cumulato significativo sia sulla crescita sia sul tasso di disoccupazione, l’aumento previsto dell’inflazione è molto contenuto, a ulteriore conferma della scarsa sensitività della dinamica dei prezzi al grado di utilizzo dei fattori produttivi (la curva di Phillips è cioè ritenuta molto piatta). Si noti, peraltro, che la stima d’inflazione core nel 2019 e 2020 è per la prima volta superiore, pur se lievemente (un decimale), all’obiettivo della Fed (2%).

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